IL PALAZZO DELLA FRATERNITA DEI LAICI

La Fraternita dei Laici è un’istituzione fondata nel 1262 e ancora oggi molto attiva sul piano di progetti d’interesse sociale (case famiglia, assistenza domiciliare ecc.) e culturale (Museo, Archivio storico, mostre, conferenze, attività didattica ed editoriale). Il Palazzo, iniziato nel 1375, fu terminato solo alla fine degli anni Cinquanta del Cinquecento. L’originale del Cristo in Pietà nella lunetta esterna del portale centrale, sostituito da una copia alla fine degli anni ’70 dello scorso secolo, si trova oggi al Museo Statale d’arte medievale e moderna di Arezzo e fu dipinto da Spinello Aretino. Il gruppo scultoreo con la Madonna della Misericordia, i Santi Lorentino e Pergentino, patroni della Fraternita, con, ai lati, San Donato e il Beato Gregorio protettori della città e della comunità cristiana di Arezzo- fu invece commissionato a Bernardo Rossellino dal Magistrato, ossia il consiglio direttivo di Fraternita, di cui fece parte anche il cancelliere fiorentino Leonardo Bruni. Tra il 1550 e il 1560 fu terminata la facciata con la costruzione della balconata e della torre dell’Orologio aristotelico- tolemaico a fasi lunari consegnato nel 1552 da Felice di Salvatore da Fossato su incarico dei rettori della Fraternita. La continuazione del Palazzo verso l’abside della Pieve di S. Maria fu terminata nella seconda metà del Seicento seguendo un progetto di Giorgio Vasari.

Internamente il palazzo conserva ancora gioielli di straordinaria bellezza pittorica come l’affresco con la Maestà di Parri di Spinello Aretino, opera eseguita nel 1448 per la Fraternita, in rappresentanza della comunità della città di Arezzo per ornare la grande Sala dell’Udienza dello stesso Palazzo (adiacente l’ingresso). Nel salone centrale dell’ampio piano terra del palazzo un tempo ornato da affreschi di Bartolomeo della Gatta, ora staccati, che fu anche sede del Monte Pio, campeggia il grande affresco della Madonna della Misericordia eseguito dall’artista Teofilo Torri nell’ottobre del 1612, forse per abbellire ulteriormente il prestigioso Palazzo di Fraternita in concomitanza della venuta ad Arezzo del granduca Cosimo II (C. Verani, Spunti di cronaca cittadina nelle ricordanze di Teofilo Torri Pittore Aretino, “Atti e Memorie dell’Accademia Petrarca”, 26/27, 1939, pp. 129-133).

Dopo la ristrutturazione del Palazzo di Fraternita, caldeggiata dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena nel 1781, che portò all’apertura al pubblico della Biblioteca di Fraternita e, successivamente, alla fondazione di una accademia artistica, la Scuola Libera di disegno e modellazione, venne intrapreso da parte dei rettori di Fraternita un vasto programma decorativo che incluse anche il dipinto murale della Pallade Athena opera di Angelo Ricci. Il soggetto, che riecheggia il bronzo etrusco rinvenuto ad Arezzo nel XVI secolo e subito entrato nelle raccolte medicee insieme alla celebre Chimera, rappresenta l’emblema della saggezza ma anche del legame con la cultura e l’arte antica.